Intervista diretta su
questa misteriosa figura e sui riti della morte attraverso i ricordi di una
testimone.
di Federica Selis
Beatrice (nome fittizio che ho
scelto per la mia testimone) è una donna di 54 anni originaria della Planargia che da tempo vive nel sud della Sardegna col
marito e i due figli. Il nostro discorso è nato per puro caso, durante una
normale chiacchierata, partita dal rito della festività di tutti i Santi, ed in
particolare della cena dedicata alle anime defunte che Beatrice ancora perpetra,
e in cui si è toccato di striscio un argomento che a me sta molto a cuore:
quello de s’accabadora. Quando era ragazza nubile e viveva ancora in quel di
Bosa, accanto alla casa natale di Beatrice abitava una donna dall’aspetto
misterioso. Pare che alcune notti essa uscisse dalla propria casa per compiere
un compito alquanto infausto. Interamente vestita di nero per confondersi con
le ombre della notte, il viso e il capo coperti dallo scialle, questa vicina si
dirigeva in tutta fretta verso l’abitazione di coloro che ne avevano richiesto
la presenza e, trascorso un certo lasso di tempo, sempre mentre le tenebre
erano ancora profonde, faceva rientro nella propria casa. Tutti sapevano chi
fosse, tutti sapevano cosa facesse, nessuno però lo diceva apertamente. Incuriosita dalla piega presa dal discorso ho
deciso di concordare un incontro con Beatrice e di realizzare quest’intervista,
che ho registrato attraverso un supporto digitale. Voglio chiarire che le
parole, i tempi verbali, le pause e la sintassi delle frasi si rifanno
fedelmente al discorso parlato, quindi soprattutto per quanto riguarda la
sintassi, non ne viene affatto curato l’aspetto. Ho preferito riportare fedelmente
tutta l’intervista, della quale io conservo la registrazione originale,
trascurando di curare – come già detto - la sintassi e la punteggiatura. La chiacchierata,
che parte dalla descrizione di quest’accabadora, si diparte attraverso i
rituali e le tradizioni legati alla morte e tipici della zona di provenienza
della mia testimone, sostenendosi attraverso momenti di vita vissuta. L’intervista
si tiene a tre voci, con due parti intervistanti che verranno definite
rispettivamente D e D2 ed una voce che racconta, quella di Beatrice, che verrà
definita R.