domenica 14 ottobre 2012

"IS ANIMEDDAS" 31 Ottobre

di Attilio Piras
Consultando feste, sagre a Decimoputzu, spesso viene segnalata per il 31 Ottobre, Festa de Is Animeddas". E' una festa caduta in disuso da molti anni, chiedendo a qualche anziano,solo una zia sapeva di questa festa in paese e i suoi ricordi erano in sintonia con questa, per così dire, ricerca. Naturalmente la ricerca è aperta e tra i commenti del blog c'è spazio per tutti.
"IS ANIMEDDAS" è una tradizione singolare che si festeggia in più parti della Sardegna e Decimoputzu con
Seui e Orani vengono segnalati più volte. La festa vuole essere una sorta di omaggio ai defunti, anche se lo spirito originario della consuetudine mirava a far si che i poveri recuperassero qualche provvista per l'inverno. Si trattava, infatti, di una raccolta che veniva effettuata da gruppi di bambini, i quali giravano per le abitazioni chiedendo 1/ Is Pannixeddas", "Is Animeddas" o "Is Paschisceddas", e cioè un obolo di pane o frutta o dolci che, peraltro, nessuno rifiutava, (si rischiava di venire indicati come "susuncus", "pistincas" avari ). La consuetudine è ancora viva a Sinnai e riproposta a Seui. Una tradizione molto simile sopravive a Tempio Pausania, dove i bambini vanno di casa in casa per ricevere castagne o frutta secca, oggi persino denaro. A Santa Giusta, durante la notte del 1 novembre, un giovane, con una veste che rappresenta una figura allegorica chiamata" Maria punt'e oru", gira per le case raccogliendo doni che nessuno rifiuta. In Barbagia, Fonni, Gavoi, Orani, la stessa festa viene chiamata "Su Prugadoriu", "Su Mortu Mortu". A Lode' po Su Prugadoriu, sono i chierichetti a girare per le case col suono delle campane a mezzogiorno, guidati da due anziani del servizio religioso. Tutto ciò che viene raccolto è destinato ad una cena comunitaria. Qualche agricoltore, invece, macella una pecora o una capra, le cui carni, anticamente, venivano distribuite ai poveri, mentre oggi sono destinate a banchetti fra amici e parenti. La stessa tradizione è a Siniscola, è definita" Su Peti Coccone", la frase che i bambini pronunciano per chiedere l'obolo. In molti paesi del Logudoro, nella ricorrenza, si prepara una tavola imbandita di tutto punto, fata eccezione per le posate, è il cosiddetto "pasto dei defunti", che poi viene devoluto ai poveri. In qualche paese una questua di "grano per i poveri", viene effettuata dai sacrestani. A Bitti abbiamo un'altra tradizione: le donne siedono sul pavimento della chiesa tenendo in mano" sos tumulos", scodelle di incenso, rosmarino e un cero acceso. In altri centri dell'isola, soprattutto quelli dove si conservano ancora vive le usanze agricole, per tradizione si conservano i "dolci dei morti", in particolare" pan'e saba" e "pabassinas". Oggi si trovano in vendita in tutte le pasticcerie, ma in passato venivano preparate in case delle massaie e ricambiavano il dono con omaggio di melagrana e mele cotogne o di crisantemi coltivati nel proprio giardino. L'usanza della questua è attuale anche in Ogliastra, a Lanusei e Baunei. Molto diffusa e pure la consuetudine di offrire agli ospiti una pabassina e un bicchiere di vino nuovo. Un po' dappertutto, si usa tenere davanti alla fotografia dei cari defunti" Sa Lantia", un bicchiere pieno d'olio in cui si fa galleggiare una "mariposa"(un triangolo di latta con pezzettini di sughero nelle punte e un foro al cento, attraverso il quale passa un lucignolo), che resta accesa per tutto il mese, naturalmente aggiungendo l'olio necessario per l'alimentazione. A Orani la tradizione de "Is Animeddas", riproposta nel 1990, ha particolari caratteristiche: è basata su zucche coltivate dagli stessi Oranesi, che vengono svuotate e intagliate in modo da raffigurare teschi. Questi intendono simboleggiare gli spiriti dei parenti defunti che, nella ricorrenza del2 Novembre, ritornano dai propri familiari per rinnovare il ricordo e far si che non soffrano per la loro dipartita. Provvisti di queste zucche, moltissimi ragazzi visitano le case del paese per chiedere offerte di dolci e frutta e questo in paese viene chiamato "Su Mortu Mortu". Ricordo un mio collega di San Vito o Muravera, durante il pranzo il 1o o il 2 novembre, nella mensa aziendale a Cagliari, passava in giro tra i tavoli a offrire un bicchiere del suo vino nuovo, ricordava i nomi dei colleghi defunti, lo faceva in un modo quasi religioso, a noi sembrava una cosa strana, per fortuna, anche senza conoscere le usanze del suo paese si creava qualche minuto di silenzio: "Scusa Gianfranco solo oggi capisco interamente le tua nobili intenzioni".